Il decano degli Artiglieri a Cavallo, Mario Saverio Donati, classe 1920, intervistato da L’ECO DI BERGAMO e dal TG3 Lombardia

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Video intervista TG3 Lombardia: https://youtu.be/F_jipiBlySs 

«Il no alla guerra del partigiano centenario»

(di Andrea Taietti, da L’ECO DI BERGAMO, 26 aprile 2022, pag. 31)

Pumenengo (BG) – Mario Donati, 102 anni, è un reduce della campagna di Russia: partì nel 1941 e trascorse un gelido inverno nel bacino del Donestk: le guerre sono tutte una rovina per l’uomo, per cosa si muore?

«Questa guerra in Ucraina non bisogna farla. Di guerre in generale non se ne dovrebbero più fare. E io non ne voglio più sapere di guerre. Sono schifose, fanno solo danni, sono tutte una rovina per l’uomo. Si muore per cosa?».

Nel giorno della Festa della Liberazione, Mario Donati, ultracentenario di Pumenengo, che una guerra, la Seconda Guerra Mondiale, l’ha combattuta in prima persona, non può non esprimere un pensiero negativo sulla situazione attuale in Ucraina. Lui che proprio in Ucraina fu spedito per la campagna di Russia, prima di rientrare in patria e unirsi alle forze partigiane, contribuendo a liberare l’Italia.

Il freddo e i morti

«Sono partito per la Russia nel luglio del 1941, a 21 anni – racconta l’uomo che oggi ha 102 anni (festeggiati lo scorso 2 aprile) -, come parte della divisione Celere. Ho passato l’inverno nel bacino di Donetsk: ricordo ancora interi giorni dove non si incontrava nessuno e dove tutto era ghiacciato, anche i morti». Di ricordi Mario, nonostante gli anni, ne ha ancora molti. Chiari e congelati, anche quelli, nella sua mente che è sempre lucida come ai tempi migliori.

«Il freddo colpiva duro tutti – continua -. Ricordo che alcuni di noi, compreso io, venivamo spesso ospitati di notte, nella zona di Donetsk, nelle case delle persone del posto (che non avevano niente contro noi italiani, ma erano contro i tedeschi, i veri colpevoli della guerra secondo loro). Lì stavamo vicino alle stufe enormi che venivano accese per scaldarsi e dormivamo. Uno dei miei compagni, non ricordo purtroppo il suo nome, non voleva stare in guerra e nemmeno noi, ma lui era proprio esasperato, diventava matto, voleva a tutti i costi tornare a casa. Ecco, una notte, mentre eravamo ospiti in una casa del posto, con meno 40 gradi fuori, ha messo fuori le gambe dalla finestra e alla mattina le aveva completamente congelate. Così è stato rispedito in Italia, dove gli sono state amputate entrambe le gambe». Mario, invece, in Italia tornò solo 18 mesi dopo essere partito, nel 1943, non senza rischi e difficoltà.

A piedi 200 chilometri

«Per tornare dalla Russia – spiega – ho dovuto fare oltre 200 chilometri a piedi per prendere poi una tradotta. E una parte di questo viaggio a piedi l’ho affrontato con il mio compagno e amico Cattaneo sulle spalle, che aveva dolori alle gambe e non riusciva a camminare e che quindi ho trasportato in spalle a lungo finché si è ripreso». Una volta tornato nella sua casa ai Finiletti (località di Pumenengo), Mario, sempre nel 1943, decide di diventare partigiano nelle Fiamme Verdi (sede di Brescia). Nel 1948 Mario sposò Giacomina Raccagni (anche lei oggi ancora viva; di 98 anni), con cui ha avuto 3 figli, Osvaldo, Clelia e Miriam (che gli hanno dato 4 nipoti).

«Dopo la guerra – racconta Clelia, una delle figlie – ha sempre fatto il contadino e nel 1955 fu ricoverato per un anno e mezzo al Matteo Rota a causa di un forte mal di schiena dovuto alla guerra che lo costringeva a letto. Nonostante tutto però è arrivato a 102 anni».

Centodue anni e non sentirli. È proprio il caso di dirlo per Mario. Che però sperava di non dovere più vedere certe immagini di guerra e morte.

«Oggi (ieri per chi legge, ndr) – conclude l’uomo – è, come ogni 25 aprile, un giorno di festa per me. Le immagini però che vedo della guerra in Ucraina mi riportano alla mente gli orrori di quanto ho visto direttamente nella Seconda Guerra Mondiale. Ecco perché dico che di guerre non se ne dovrebbero più fare. Sono una rovina e causano solo morte e danni».

Generale Francesco Saverio De Simone (1928-2022), 49° Comandante delle Batterie a Cavallo

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Ieri, 16 marzo 2022, si è inquadrato nella Grande Batteria del Signore il Generale Francesco Saverio De Simone, già 49° Comandante delle Batterie a Cavallo (1974-1975).

«Ha vissuto una stagione difficile al comando del Reggimento il Signor Colonnello De Simone, vissuto e governato da vecchio leone, con perseverante saggezza, la stagione della contestazione più intensa, 1974 1975. Alcuni Suoi motti e talune prese di posizione son rimaste proverbiali». Così, lo ricorda il Generale Sergio Giordano (67°), presidente della Associazione Nazionale delle Volòire.

Nato a Castellammare di Stabia il 13 agosto 1928, è Allievo carabiniere del Battaglione Allievi della Legione Carabinieri di Torino dall’ottobre 1948 con ferma triennale, sino a che viene nominato Carabiniere a piedi nell’aprile 1949 nella Legione di Genova .

Nel novembre 1949 è ammesso all ‘Accademia Militare di Modena da dove esce nell’ottobre 1951 con il grado di Sottotenente di Artiglieria. Trasferito alla Scuola di Applicazione di Artiglieria di Torino, al termine del Corso è promosso Tenente (ottobre 1954) e viene assegnato in prima nomina quale sottocomandante di batteria da 88/27 al 47° Reggimento artiglieria da campagna divisionale “Avellino” di S. Maria Capua Vetere (3° Gruppo di Nocera Inferiore).

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“Lettera d’amore”. In ricordo della “Carica” del 24 agosto 1942.

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Lettera d’amore

 di Giovanni Melandrone

Adesso che questa mia nipote prediletta, terminati gli studi, si sentiva già giornalista, le  ho aperto come desiderava da tempo, quel cassetto pieno di ricordi. Sarebbe piaciuto anche a me  far rivivere quelle memorie. Sotto gli occhi interessati della ragazza,  apparivano ora oggetti e  documenti del mio passato, della mia gioventù. Erano molti i ricordi di guerra: la sciabola cosacca, le mostrine del ”Savoia Cavalleria”,  cartoline  e foto, tutte ben catalogate con una piccola etichetta esplicativa. La curiosità della nipote  fu subito attratta,  da una busta  macchiata e un fiore secco, legati assieme da un elastico  e archiviata con l’etichetta “Lettera d’Amore”.

Sorpresa, quasi  eccitata, mi guardava  interrogativa.

– E’ la più bella lettera d’amore che abbia mai letto!

Risposi d’impeto.

– Ma è di un uomo!

Esclamò la ragazza leggendo il nome sulla busta

 Chi è questo Rolando?

Un giovane come me. A quel tempo un soldato, come me. Della mia stessa leva. Della mia terra.  Ho taciuto che fosse  un “senza famiglia”, che non sapesse né leggere né scrivere. Un bastardino come tanti cresciuto lassù nei boschi di Garbaoli, a fare il servitore, fra gli animali, a seccar castagne senza contatti umani, senza sapere  una parola d’italiano.

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Insediato l’82° Comandante delle Batterie a Cavallo

Si apprende dai c.d. “social media” che il 16 ottobre 2020 ha avuto luogo a porte chiuse la cerimonia di avvicendamento fra il Colonnello Christian Ingala (81°) e il Colonnello Andrea Simone (82°).

La cerimonia, che si è svolta nel rispetto norme anti CoViD-19 e che, pertanto, non ha avuto presenza di pubblico, ha comunque visto la presenza delle massime autorità civili e religiose di Vercelli ed è stata presieduta dal Generale di Brigata Filippo Gabriele, Comandante della Brigata di Cavalleria “Pozzuolo del Friuli”.

“Significativi risultati sono stati raggiunti sia nell’addestramento di specialità – grazie alle numerose esercitazioni di gestione dello spazio di battaglia in ambiente anfibio e a rischio CBRN (chimico, biologico, radiologico e nucleare), di simulazione computerizzata della gestione del fuoco in azioni anfibie autonome, alla scuola tiro con gli obici FH/70 in dotazione al Reggimento e all’addestramento per l’accrescimento della Capacità Nazionale di Proiezione dal Mare (CNPM) – sia nell’incremento delle attività equestri, grazie al lavoro svolto dagli uomini e dalle donne del 2° Gruppo – l’unica realtà in Europa, insieme ad un’unita della Reale Artiglieria Britannica, con pezzi di artiglieria a cavallo”.

Il Colonnello Ingala, ha ringraziato il personale del Reggimento per il supporto fornito, il generoso impegno e i risultati conseguiti nel corso della sua attività di comando e si è detto orgoglioso d’essere stato l’81° Comandante delle Batterie a Cavallo e di un Reggimento unico e dei suoi Artiglieri: mirabile esempio di soldati dell’Esercito, un’Istituzione pronta ed efficiente, basata sull’elemento umano e supportata da moderne tecnologie, elemento cardine del sistema di difesa per la sicurezza interna ed esterna del Paese.

Il Generale Gabriele ha ringraziato il Colonnello Christian Ingala per l’equilibrio con cui ha esercitato la sua azione di comando, nonché per la professionalità, l’esempio e la motivazione dimostrata dai suoi Artiglieri, impiegati anche in Libia, Afghanistan e Somalia, ed ha augurato buon lavoro al Col. Andrea Simone, cui è stato affidato il glorioso Stendardo delle Volòire.

Il Colonnello Ingala assumerà il comando del dell’ 85° Reggimento Addestrativo Volontari “Verona”.

[Fonte: Associazione Nazionale delle Volòire, profilo Instagram]